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Cassazione: prova del danno alla salute

Con ordinanza n. 31920 del 28 ottobre 2022 la Corte di Cassazione ha affermato che spetta al lavoratore l’onere di provare, in caso di danno alla salute, sia l’esistenza del danno che la nocività dell’ambiente di lavoro ed il nesso che le lega.

Il datore di lavoro, una volta fornita la prova, deve dimostrare di aver adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi del danno.

Fonte: dottrinalavoro

 

Nota della dott.ssa Emilia BarbatiDeputy Legal Manager, Responsabile Organismo di Vigilanza Dlgs 231/01, Mobility Manager

Si tratta della tipica prova, ad esempio, che il lavoratore deve fornire nel caso delle malattie professionali.

In diritto penale si chiama nesso di causalità tra fatto ed evento, in pratica chi chiede il riconoscimento di un danno, che presume di aver subìto, deve dimostrare che tra il fatto (lavoro) e l’evento (il danno) ci sia un legame certo e senza ombra di dubbio.

Questo incombe sul lavoratore ed è l’onere della prova, l'obbligo di fornire le prove per l'esistenza del fatto stesso. 

Per quanto riguarda il datore di lavoro, invece, interviene il codice civile che, con l’art. 2087 dal titolo “tutela delle condizioni di lavoro”, richiede a questi di dover dimostrare di aver adottato tutte le misure idonee a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro a sua discolpa.




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