Data Protection System - GDPR

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Smart working: no alla geolocalizzazione dei dipendenti

Con nota a seguire della dott.ssa Emilia Barbati, Deputy Legal Manager, RODV, Mobility Manager.

 

Il Garante per la protezione dei dati personali, nella Newsletter n. 534 dell’8 maggio 2025, ha affermato che il datore di lavoro non può geolocalizzare i dipendenti in smart working.

Nel caso specifico il datore di lavoro rilevava la posizione geografica dei propri dipendenti durante l’attività lavorativa svolta in modalità agile, in modo da verificare la corrispondenza tra la posizione geografica in cui si trovavano e l’indirizzo dichiarato nell’accordo individuale di smart working.

  

Fonte: Garante per la protezione dei dati personali

 

Nota della dott.ssa Barbati.

 

Come giurista,  il punto centrale di questa newsletter del Garante, riguarda il rispetto della privacy e dei principi di minimizzazione dei dati, così come stabilito dal GDPR.

In questo caso, il Garante ha affermato che il datore di lavoro non può geolocalizzare i dipendenti in smart working. La motivazione principale è che la geolocalizzazione rappresenta un trattamento di dati personali particolarmente invasivo, che può compromettere la privacy dei lavoratori, soprattutto se non è strettamente necessario e proporzionato.

Il fatto che il datore di lavoro voglia verificare la corrispondenza tra la posizione geografica e l’indirizzo dichiarato nell’accordo individuale potrebbe essere visto come un trattamento sproporzionato rispetto allo scopo. La verifica dell’effettiva presenza in un determinato luogo può essere considerata un’ingerenza nella sfera privata del lavoratore, che potrebbe non essere giustificata da esigenze di sicurezza o di tutela del patrimonio aziendale.

Il principio di proporzionalità, infatti,  impone che ogni trattamento di dati personali sia adeguato, pertinente e limitato a quanto necessario rispetto alle finalità perseguite e, il trattamento di geolocalizzazione in questo contesto, senza un consenso esplicito e senza una finalità proporzionata, rischia di violare i principi fondamentali del GDPR.

La privacy è un ambito complesso ed in continua evoluzione. 

Il giurista approfondisce la conoscenza del diritto, analizzandone i principi e le norme, interpretando le leggi per applicarle correttamente. 

Per questo, ma non solo, i consulenti ERSG sono a disposizione, fornendo un adeguato ed efficace supporto pratico.

 

 




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